DESCRIZIONE

La Provincia di Trapani

 Cenni Storici ed Economici

Autore: Antonio  Di Lallo nato a Petrella Tifernina - CB il 15.02.1929

   

   La Provincia di Trapani, 2.462 km², circa 500.000 abitanti, 24 comuni, occupa la cuspide occidentale della Sicilia, tra il Golfo di Castellammare ed il corso inferiore del fiume Belice.  Le sue coste, protese nel Mediterraneo, verso l'Africa, sono tra le più incantevoli e incontaminate della Sicilia e per le varie e splendide isole che ne fanno da corollario al territorio della Provincia, "Pantelleria di origine vulcanica, Egadi e Stagnone".

  Numerosi altri ambienti di interesse vegetazionale, faunistico e paesaggistico, offrono a chi la visita fortissime emozioni.  Dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, si presenta molto differenziata: ora, in profondi litorali sabbiosi, aspre scogliere, zone palustri, antiche lagune, saline, delta fluviali, corsi d'acqua, ora da verdeggianti, ondulate vallate, ora da aspre vette, talune delle quali superano i 1.000 metri di altezza.   Parecchi di questi ambienti costituiscono degli unicum di interesse biologico, perciò sottoposti a diversi vincoli di tutela, tendenti alla salvaguardia dei caratteri naturali.   Si tratta di un vasto complesso di aree protette, composto da 12 Riserve Naturali, pari a circa 11.000 ettari, a cui vanno aggiunti altri ettari del demanio Forestale Regionale.

  L'area centrale presenta delle colline, anch'esse di alto valore paesaggistico, caratterizzato com'è da ampie distese a vigneto e oliveto ed in minore misura da colture erbacee.

  Nel sud della provincia, invece, il paesaggio si fa quasi africano. E' il regno della sabbia, delle dune, modellate ogni volta dallo "Scirocco", fra le quali crescono "Agavi e Ginestre".

 Trapani: Panorama

 Dolce: La cassata Siciliana

  Sul Monte San Giuliano (mt.751 s.l.m.), sorge la cittadina di Erice, una delle più rinomate stazioni di soggiorno della Sicilia, per la quiete delle sue case e delle sue viuzze medioevali, gli immensi panorami che offre. Fu Erix dei Sicani e degli Elimi, l'Harucas dei Punici, l'Erico dei Romani, la Gebel-Hamid degli Arabi, infine dei Normanni.   E' l'unica città siciliana abitata sin dalla preistoria.

  Bellissimo è il panorama che si estende a vista d'occhio, sull'intera provincia, i monti agrigentini e ancora sino alla provincia di Palermo, ad Ustica, alle Egadi, a Mozia, talvolta a Pantelleria e nelle giornate di particolare nitore sino a Capo Bonn in Tunisia.  Erice è stata insieme a Segesta, Mozia, Panermo e Solunto, caposaldo della civiltà Elimo-Punico-Fenicia.  L'importanza strategica di Erice viene evidenziata anche dalla  possente cinta muraria e ruderi di castelli.

  Se il mito ha la forza di valore e nasconde i messaggi della Storia, non è un caso che esso vuole i fuggiaschi da Troia, riparare nell'estremità della Sicilia occidentale. La tradizione vuole che i suoi superstiti, guidati da Enea, approdarono nel territorio trapanese, precisamente sul litorale ericino "Pizzolungo", dove si innesta vivido e immanente il mito legato ai "Ludi di Enea". Al centro di una radura, sempre di Pizzolungo, si può notare la cosiddetta "Stele di Anchise", dedicata al padre di Enea, eroe troiano.   Notissimo a livello mondiale, il "Centro di cultura scientifica Ettore Maiorana".

  Prospiciente la costa trapanese, le perle della provincia, le isole di Favignana, Marettimo e Levanzo. 

  Favignana che i greci chiamarono "Aegusa" ed in epoca medievale prese il nome attuale dal vento Favonio, vista dall'alto assomiglia ad una grande farfalla posatasi placidamente nelle acque mediterranee, acque che ancora oggi evocano vicende di storia e di mito, che celano i segreti di antiche battaglie, come la drammatica "Battaglia delle Egadi" del 241 a.c. combattuta fra romani e cartaginesi, con la totale distruzione, da parte dei romani della flotta cartaginese; voci, canti e grida delle genti di mare impegnate in mille e mille "mattanze", l'antica e tradizionale pesca del tonno appresa dagli Arabi.   Il suo tufo, insieme con la pesca, ha rappresentato nel passato, una delle più importanti risorse economiche dell'isola. Le cave di tufo ancor oggi testimoniano la fatica e il lavoro dei cavatori, dei tagliatori di tufo e dei carrettieri. E' sempre ritenuta la Regina delle Tonnare con le sue mattanze che si svolgono da Maggio-Giugno.

 Favignana: Cala Azzurra

 Levanzo: Grotta del Genovese

 Marettimo: Panorama

  Di fronte alla costa settentrionale di Favignana, affiora l'isola di Levanzo, dai fondali ricchi di testimonianze archeologiche, la cui antichissima origine si scopre visitando la "Grotta del Genovese" ed osservando le pitture Neolitiche di 5.000 anni fa.

  A chiudere il triangolo incantato delle Egadi, Marettimo, la più lontana e la più selvaggia, con le sue splendide grotte, i sentieri di montagna, che offrono al visitatore di ritrovarsi in perfetta simbiosi con  la natura. 

  Nel tratto di mare tra Levanzo e Trapani ancora due isolette Formica e Maraone, spoglie di vegetazione, con altra tonnara e faro.

  In mezzo al Canale di Sicilia galleggia la più grande delle isole trapanesi, la vulcanica Pantelleria. Ancora oggi il suo vulcano fa sentire la sua presenza. Continuano infatti, su tutto il suo territorio fenomeni vulcanici secondari, getti di vapore acqueo con temperature altissime, sfruttate per saune. E' famosa per la coltivazione dei capperi, vigneti che fanno il famoso zibibbo e il non meno famoso moscato passito. Esiste un aeroporto collegato con Trapani.

  Prospiciente il tratto di costa Trapani-Marsala, troviamo le isole dello Stagnone, comprendendo l'isola Grande e le isolette di Santa Maria e San Pantaleo, sulla quale sorgeva l'antica Mothia, un piccolo miracolo naturale e archeologico.  Famoso il suo Cotbon, rarissimo esempio di porto artificiale Punico, l'unico della Sicilia.  Fu fondata dai Fenici di Tiro attorno all'VII sec. a.c. , guadagnando ricchezza commerciale.  Fu distrutta dal tiranno di Siracusa Dionigi I  nel 197 a.c.    E' sede della casa dei Mosaici e di un Atelier di vasai, con pozzi e forni per la lavorazione della ceramica; una necropoli arcaica, dove i corpi venivano cremati ed infine il museo "G. Whitaker", che conserva la più consistente raccolta di manufatti Fenicio-Punico della Sicilia.  Mothia con la bassa marea si può raggiungere a piedi, sul pelo dell'acqua, percorrendo le poche centinaia di metri che la separano dalla terra ferma.

 Mothia: Veduta aerea

 Mothia: Maschera ridente

 Marsala: Capo Lilibeo

   La seconda città della provincia ma prima per numero di abitanti, è Marsala, per gli Arabi Porto di Alì.  Sorge su un promontorio roccioso del Lilibeo, 12 mt. s.l.m., posto all'estremità occidentale della Provincia. Mercato agricolo, con industrie vetrarie, dei laterizi, alimentare e quelle tipiche dei vini, celebri in tutto il mondo.  Fondata dai Cartaginesi il 397 a.c. sul luogo di un precedente insediamento moziano.   Il suo nome è legato al ricordo dello sbarco dei Mille e forse non meno per il suo famoso vino.  Resti di costruzioni puniche-romane, normanne, arabe e spagnole tra le quali sono di particolare interesse la necropoli di età punica, la villa romana con i suoi stupendi mosaici, il Battistero Cristiano del V sec. .   Nel suo museo si trovano i resti di una nave punica, ricostruita, trovata nei fondali del mare di Mothia.

  Di seguito a Marsala, sempre sulla costa, troviamo Mazara del Vallo, anche lei un buon centro vinicolo, ma importante soprattutto per il porto canale, formatosi alla foce del Mazaro e nota già dai fenici, porto sempre gremito dalla flotta peschereccia, tra le più numerose e importanti del mediterraneo.  La città sorge tra Capo Boeo e Capo San Marco.  Mazara fu per secoli capoluogo di quella parte della Sicilia occidentale tuttora chiamata Val di Mazara ed assai più vasta quindi della vera valle del fiume, corrispondente pressappoco all'attuale provincia di Trapani. 

 Mazara del Vallo: Il porto canale

 Castelvetrano: L'ulivo

 Selinunte: Il Tempio

  Più all'interno su una specie di terrazzo, tutto coltivato a vigneti e uliveti, troviamo Castelvetrano, che nel suo territorio include il grandioso centro archeologico della greca Selinunte e giacimenti di metano.  L'enfasi e la meraviglia che destano le rovine di Selinunte, sono proverbiali.  E' un immenso cumulo di colonne crollate e non. Di fatto l'eccezionalità di Selinunte è la vasta quantità delle sue rovine, dalla loro mole e dal loro pregio, tutti elementi che è difficile rintracciare in altre parti del mondo occidentale. La più occidentale delle colonie greche in Sicilia, nella zona fra gli Elimi di Segesta e i Punici di Mothia, venne distrutta dai cartaginesi.  Famose le Cave di Cusa, la più suggestiva fabbrica naturale di materiale da costruzione d'epoca greca, dove venivano tagliati cilindri di colonne già pronti per essere trasportati a Selinunte. 

  Esatto contrario di Selinunte, labirinto di rovine, Segesta, arroccata sul monte Barbaro, con un tempio maestoso, vuolsi non portato mai a termine, di origine dorico; il teatro, conchiglia sospesa nel vuoto, proprio in cima al monte di fronte al monte Inici, in direzione del meraviglioso golfo di Castellammare, del quale si intravede, nelle giornate terse, l'orizzonte marino, dato che questo gioiello architettonico gode di una posizione impareggiabile.  Segesta era la più importante tra le città Elime; punto di riferimento non solo agli Elimi stessi ma anche di Erice, Entella e dei punici, attestasti alle parte occidentale dell'isola e sempre impegnati a contrastare le mire espansionistiche della bellicosa Selinunte.

 Segesta: Il Teatro

 Selinunte: Il Tempio Dorico

 Come si evince dai cenni storici, la provincia di trapani, era divisa tra elimi, fenici e arabi nella parte nord e nella parte sud dalla greca Selinunte.  Nel territorio del comune di Partanna, si trova un sito di età neolitica con tracce di opere d'idraulica grandiose per l'epoca, che lasciano presupporre la presenza di un notevole bagaglio tecnico.    

 In tutta l'area del basso Belice, vengono fuori giacimenti che vanno dal Paleolitico inferiore "comuni di: Salemi - Santaninfa" e di Castelvetrano all'età del bronzo.  Nel territorio di Mazara del Vallo, sulla sponda destra del fiume Mazaro, si trova, in contrada Miragghianu, uno dei più importanti ipogei del sud, si tratta comunque di siti nascosti, in aperta campagna, talvolta difficilmente accessibili. 

 Percorrendo la costa nord, da Trapani a Castellammare del Golfo, su suggestivi itinerari stradali, che consentono di scoprire bellezze incomparabili, come Custonaci con le sue cave di marmo, "il Perlato", Castelluzzo e la rinomata spiaggia di San Vito Lo Capo e i monti di origine calcarea che circondano tali siti, come monte Cofano, Scardina, Capo San Vito, Inici e lo Zingaro. Tra le più ampie e incantevoli insenature della Sicilia, il Golfo di Castellammare, annovera siti tra i più belli del trapanese e su tutti il tratto costiero dello Zingaro, una delle perle più preziose dell'isola intera.  Il paradiso naturale miracolosamente integro nella sua impareggiabile primitiva bellezza.  Un sito di perle lungo 7 km.; una continua teoria di pareti a picco sul mare, aspri promontori, magnifiche calette, spiaggette dorate, antri e cunicoli sottomarini, bassi scogli che si specchiano in un mare incontaminato;, nella grandiosa grotta dell'uzzo, ha avuto sede uno dei primi insediamenti preistorici della Sicilia.

 Scopello: La Tonnara ed i Faraglioni,      Ph. S.  Maimone

 Castellammare: Il Golfo e le sue luci       Ph. S. Maimone

  Rientrando verso Trapani dall'interno della provincia non si può non ricordare Calatafimi dove i Mille iniziarono le loro battaglie per la costituzione dell'Italia.  Non si possono non ammirare le vallate e le colline piene di verdeggianti vigneti e oliveti e la montagna Grande con la sua pineta piena di piante sparite dal territorio trapanese.

  Dalla provincia di Trapani si esportano in gran parte del mondo, vini, olio e sale, capperi, agrumi, fichidindia, pasta alimentare, pesce inscatolato, "tonno" e marmi "perlato di Custonaci".

  E' una provincia fortemente sismica; nel 1968 un violento terremoto distrusse completamente il comune di Gibellina, danneggiandone altri, comuni tutti compresi nella valle del Belice. Ancora oggi molte famiglie vivono in baraccopoli.

  Il clima è tipicamente mediterraneo con estati calde e secche e inverni miti e piovosi nell'interno della provincia.

2001 © A.  Di Lallo


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